Una chiacchierata con Daniele Capezzone partendo dal suo ultimo saggio

Il sito amatoriale “Il Polo degli Individui” ha l’onore di avere in questo post Daniele Capezzone, che non ha bisogno di presentazioni: segretario nazionale dei Radicali, deputato nella XV e XVII legislatura, portavoce delle ultime fasi della prima Forza Italia e del Popolo della Libertà è una lista non esaustiva di ciò che è stato. È oggi collaboratore del quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro, opinionista in alcuni programmi quali per esempio Quarta Repubblica di Nicola Porro, Mattino 5 e Stasera Italia, cura la rivista Atlantico Quotidiano e ha fondato il centro studi Mercatus.

È un saggista. Infatti qui con lui partirò dal suo ultimo saggio “Per una nuova Destra – Antitasse, pro libertà, dalla parte dei dimenticati dalla sinistra” che è un ragionamento unico ed articolato con divagazioni apparenti.

La lettura vola tra le sue 240 pagine, tutte dense e ricche di spunti. Non vi annoierete mai tra riflessioni, strategie e consigli.

Il libro deve essere letto e questa chiacchierata può servire non solo per chi lo ha già letto o lo sta leggendo, ma per tutti, quindi anche per chi lo leggerà.

Intermezzerò l’autore più che con domande, con frasi a cui ho pensato leggendo il suo libro e con parole tratte liberamente dal suo libro. Più che per un commento diretto, perché l’autore parli liberamente partendo da esse.

È un libro non solo per il CentroDestra, ma per ogni italiano. Partiamo infatti dal titolo del quinto capitolo “Ottimismo contro pessimismo, riappropriarsi del campo emotivo della speranza, superando il dominio di rabbia e paura”.

«Grazie per aver colto per primo questo aspetto. L’Italia avrebbe molto bisogno di un approccio reaganiano anche dal punto di vista emotivo, una disposizione d’animo costruttiva. Da troppi anni siamo invece stati buttati in un pozzo di negatività, di “non fare”, prodromi dell’accettazione di una sorta di invisibile ma ferreo commissariamento.»

Più volte, mentre leggevo il suo libro, mi sono tornati in mente alcuni slogan della sinistra, efficaci e semplicistici. In questa chiacchierata cosa si dovrebbe rispondere ad esempio alla scritta “Socialismo o estinzione” che ho visto in televisione in una delle tante manifestazioni con la Greta? Scritta che un giovane fa facilmente sua.

«E’ più forte di loro. Hanno sempre bisogno di “fascistizzare” gli avversari oppure di annunciare un’imminente fine del mondo, che naturalmente sarebbe impedita solo accettando di avere loro al governo, insieme con l’imposizione di ricette ancora più illiberali, anti economiche, intrinsecamente autoritarie. Non lo sanno, ma incarnano ciò che Hayek denunciava come “presunzione fatale” dei costruttivisti: quelli che credono di poter modellare la società con ricette imposte dall’alto.»

“non abbandonare mai il giusto senso di marcia”, “accettiamo di consegnare il dominio del pianeta a un regime autoritario?” e “nemico jihadista che vuole ucciderci” sono alcune parole tratte dal suo terzo capitolo. Ad esse aggiungerei questo periodo del Prof.Antonio Martino lasciandole la parola: “… nella storia plurimillenaria dell’umanità sono esistiti Stati senza scuole pubbliche, ospedali statali, pensioni pubbliche e via dicendo ma non è mai esistito in nessun paese al mondo uno Stato che non avesse una difesa e una politica estera. Questi due campi non rappresentano una parte dei compiti dello Stato, essi sono lo Stato!”

«Non c’è dubbio, condivido le osservazioni del professor Martino. A maggior ragione diffido degli eurolirici che vorrebbero delegare l’uno e l’altro compito all’Ue, ignorando un dato di fatto incontrovertibile, e cioè che dentro l’Ue esistono interessi nazionali differenti e talora contrastanti. E a quel punto chi deciderebbe? Al servizio di quale indirizzo politico sarebbe dispiegata la difesa comune, per fare un solo esempio? O facciamo finta di credere che rispetto al Nord Africa gli interessi italiani e francesi (per un verso sulle risorse energetiche e per altro verso sull’immigrazione) siano convergenti?»

Nel libro segnala ai due leader Salvini e Meloni quattro problemi da affrontare presto e con molta serietà. Ecco, le chiedo ora di ascoltare un possibile problema futuro. Poniamo che ad un certo punto entri in politica con il CentroDestra una persona con le idee chiare su cosa dev’essere fatto per spezzare l’ideologia in cui l’Italia è incatenata. In tale futuro può essere scontato esista una o forse più persone in campo amico con ognuna “un buon pezzo di verità” e che anche solo una di loro inizi a remare contro questo ipotetico leader di CentroDestra depotenziandolo, aiutata dai giornaloni e media di sinistra. Ecco, come potrebbe-dovrebbe comportarsi questo leader?

«C’è un’unica bussola, a mio modo di vedere: restare in contatto (razionale ed emotivo) con gli elettori di centrodestra. In particolare, con il settore privato (imprese e loro dipendenti, autonomi, professionisti, partite Iva). Quel popolo attende che il centrodestra si mobiliti per loro, assumendo come priorità assoluta un consistente taglio di tasse e un arretramento del peso del “pubblico”. Se il centrodestra lo farà, mobiliterà i suoi elettori. Se non lo farà, assisterà a sistematici fenomeni di astensionismo tra i suoi potenziali elettori.»

Ringrazio l’ospite per questa chiacchierata. E cosa aspettate ancora? “Per una nuova Destra – Antitasse, pro libertà, dalla parte dei dimenticati dalla sinistra” (Piemme) di Daniele Capezzone, da comprare e da regalare.

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